Che il tappeto orientale sia espressione di una cultura millenaria lo dimostra il simbolismo dei decori usati nella realizzazione di questi manufatti. Con il passare dei secoli molti motivi decorativi hanno perso il loro significato simbolico e si sono trasformati in elementi astratti, come ad esempio gli scudi araldici di antica origine tribale, che rappresentavano l’appartenenza ad una specifica tribù, quella degli Yomut piuttosto che dei Tekkè, oggi sono considerati semplici medaglioni poligonali e molti motivi hanno finito per assumere un valore puramente decorativo.
Lo stesso tappeto ha un ruolo particolare, tanto che un proverbio persiano recita: ”Il tappeto è la mia casa”, perché rappresenta le radici, l’appartenenza ad una comunità, è luogo di raccoglimento, di preghiera, di incontro, racconta le proprie origini, le proprie tradizioni attraverso i decori e i loro simbolismi.
Il campo del tappeto descrive uno spazio magico, rappresenta il mondo dello spirito senza tempo, del divino, che la bordura separa dal mondo terreno, dove l’alternanza dei colori scuri e chiari rappresenta il susseguirsi del giorno e della notte, foglie e fiori che si ripetono il fluire del tempo.
Una delle iconografie più diffuse è il “mihrab”, o disegno a preghiera: raffigura il portale celeste, l’ingresso alla conoscenza e al paradiso che si raggiunge attraverso la preghiera quotidiana. E’ un luogo elevato, punto di incontro fra umano e divino, e non può essere usato se non per la preghiera: il fedele infatti lo porterà sempre con sé, simbolo della sua fede. E’ decorato dall’albero della vita o da un vaso fiorito e da una lampada votiva, il “gandile’”, simbolo della luce divina.
L’albero della vita è il simbolo più rappresentativo: unisce i tre livelli in cui è diviso il cosmo:il mondo sotterraneo, dominato da forze magiche, in cui affonda le sue radici, il livello terrestre, il mondo degli uomini, in cui si erge il fusto, e quello celeste, il paradiso, verso cui l’albero protende la chioma. E’ inoltre simbolo di fertilità, di fecondità e di immortalità, per la sua ciclica caduta e ricrescita delle foglie, dei fiori e dei frutti. Ma tutte le culture hanno celebrato l’albero come il bene più grande, perché ci dà cibo, rifugio, ombra, legna per scaldarci e costruire casa e utensili, ma ci dà anche aria pura e serenità dello spirito: ecco perché viene definito “albero della vita”.